Ultime recensioni pubblicate

mercoledì 12 ottobre 2016

[Novità in libreria] Blue Sugar di Cecilia Claudi

Nuova segnalazione oggi, arriva da Cecilia Claudi, una giovane scrittrice di romanzi di genere fantasy e new adult.
Qui sul blog l'abbiamo già conosciuta quando vi ho segnalato l'uscita del suo fantasy The Tennerson Academy Il segreto dei cacciatori.




La ventunenne Claire Leyden ha visto fin troppe cose nella sua giovane vita e, nel tentativo di lasciarsi tutto alla spalle, decide di prendere una decisione drastica e trasferirsi dall'altra parte dell'America, o meglio, come dice sua sorella, nel bel mezzo del nulla. Non vuole avere una vita universitaria spensierata, né farsi degli amici, vuole semplicemente essere lasciata in pace a combattere con i suoi fantasmi a modo suo.
Le cose non vanno mai secondo i piani, però, e quando incontra l'affascinante Ashton, che sembra stranamente metterla a suo agio con i suoi modi diretti, i muri che aveva eretto intorno a sé stessa nel tentativo di nascondersi iniziano mano a mano a creparsi.
Cosa succede, però, quando il passato ritorna a bussare alla porta?
Riuscirà Ashton a convincere Claire a lasciar andare il suo passato e a concentrarsi sul presente?
O sarà un peso troppo grosso di cui liberarsi?


Titolo: Blue Sugar
Autore: Cecilia Claudi
Casa editrice: Autopubblicato
Data di pubblicazione: 2 ottobre 2016
Pagine: 407
Prezzo: 2,49 € (ebook)


Autrice
Cecilia Claudi è nata a Padova nel 1992 ed è una giovane scrittrice di romanzi di genere fantasy e new adult. Il primo libro pubblicato è "Sogni di tenebra"



PROLOGO

Freddo. L’unica cosa che riesco a percepire in questo momento è il freddo assoluto. Mi penetra la pelle, fino ad arrivare alle ossa. Rende difficile anche solo pensare. Le mie mani tremano in maniera incontrollabile, non aiuta tenerle contro il corpo, congelato anch’esso. I miei denti hanno preso a sbattere un po' di tempo fa e non riesco a farli smettere. Non riesco neanche più a sentire la mia mascella.
Sollevo su la gamba destra, appoggiandola contro il mio petto, e me la abbraccio forte, il bordo del vestito ormai logoro struscia contro la mia coscia nuda. Anche se le chiazze nere di sporcizia mi scuriscono la pelle, mi rifiuto di andare verso la parte della stanza dove potrei sciacquarmele via.
Non voglio vedere.
Non voglio vedere quello che è disteso vicino alla bacinella. So però che l'acqua all'interno dovrebbe essere pulita. Lui la cambia ogni mattina. O almeno credo. Non riesco a capire bene lo scorrere del tempo qui sotto. L'unica luce è quella creata dalle lampade al led che lui accende solo quando viene qui. Nessun orologio o nessun indizio su che giorno sia o quante ore siano passate. Non che me ne importi molto. Ho smesso di fregarmene da un bel po', ormai.
Appoggio la fronte contro il ginocchio, chiudo gli occhi sperando che questo momento finisca il prima possibile. La speranza di tornare a casa è svanita al primo tentativo di fuga.
Non ho più nessun motivo per lottare, me li ha tolti tutti.
Faccio un respiro profondo mentre i miei pensieri vagano verso momenti più felici, ma non riesco a vedere le cose chiaramente. I miei ricordi, solitamente vividi e colorati, ora sono grigi e sfocati. Mi ha portato via anche la memoria, il mio sfogo dalla realtà. Non posso neanche aprire gli occhi, però. Lo spettacolo sarebbe ancora peggiore.
I rumori al piano di sopra sono finiti da un po’ ormai e so che è solo questione di minuti prima che senta il familiare click metallico della porta e i sordi tonfi delle suole delle sue scarpe contro il legno delle scale. Un suono che mi fa stare male ogni maledetta volta.
Cerco di calmare i miei nervi con la respirazione. Non so perché sia così agitata. Avevo già abbracciato l’idea da un po’ di giorni ormai, ma probabilmente un conto è accettarla, un altro è realizzare che mancano solo pochi battiti di orologio alla fine della mia breve vita.
Quando sento aprirsi la porta che conduce allo scantinato, una calma improvvisa si impossessa di me. È arrivato. È venuto per me. Mentre i suoi passi rimbombano contro le pareti insonorizzate, sollevo la testa e apro gli occhi, lo sguardo fisso sulle chiazze di sangue che ricoprono il pavimento e che ricoprono anche me. Ogni istante passato in questo scantinato mi si ripresenta davanti, più vivido di qualsiasi altra cosa. Le urla, i pianti, il dolore, gli schizzi.
Accende la luce, rendendomi cieca per diversi secondi. Gli occhi mi fanno male per l'improvviso squarcio del buio. Lo fa sempre, ma la cosa non diventa mai meno dolorosa.
Sbatto più volte le palpebre, fino a quando riesco a tenerle aperte per un tempo discretamente lungo.
Poso lo sguardo sulle scarpe nere di vernice dell’uomo che mi ha portato via tutto.
Assurdo come la mente possa concentrarsi su stupidi dettagli, quando sai che la tua vita sta per finire. Lucide, senza neanche il minimo graffio, la minima goccia di sangue, come se avesse passato il tempo a pulirle ogni volta che smetteva di indossarle. Io non sono pulita invece. Sono coperta da capo a piedi di cenere, polvere e sangue.
Quando i miei occhi si posano sul viso coperto dal passamontagna, mi sento vuota. Sono pronta. Non avrei mai pensato di morire in questo modo, ma la mia voglia di lottare è finita ben troppo tempo fa. So quello che non vuole che io faccia. So come farlo scattare, fargli perdere il controllo. Quindi spengo completamente il cervello e agisco come meno si aspetta, ottenendo proprio la reazione sperata.
Nel momento in cui sferra il primo colpo, l’unica cosa che riesco a provare è un immenso senso di sollievo.






Nessun commento:

Posta un commento

Mi fa sempre piacere sapere che siete passati di qui, con un piccolo commento o un semplice saluto.